Tre cose sbagliate che impariamo a scuola e di cui dobbiamo liberarci

Una volta raggiunta l’età adulta, dimenticarsi di queste tre modi di pensare è solo un bene.



La scuola è il primo contesto sociale in cui impariamo, socializziamo, cresciamo, ci formiamo sia come persone che culturalmente. È insomma l’istituzione più importante che abbiamo, perché, appunto, è la prima scuola delle persone di domani. Ma spesso, quando finisce e ci confrontiamo con un mondo molto più grande e difficile, vacilliamo: perché?

Perché nonostante la scuola sia talmente importante da essere la base di tutto ciò che saremo (insieme a realtà sociali come il nucleo famigliare e la cerchia degli amici), ci sono tre modi di pensare di cui dovremmo però dimenticarci una volta messo piede nel mondo, dove non ci sono più gli insegnanti che correggono chi sbaglia e i compagni che passano i compiti, ma boss di ferro e colleghi non sempre felici di aiutarci.

Ecco ciò che la scuola ci insegna e che non è utile finiti gli studi.

Il successo deriva dall’approvazione degli altri


Prendere buoni voti, totalizzare ottimi risultati nei test, scegliere corsi più difficili all’università… queste metriche di giudizio sono ottime per formare una forza lavoro produttiva, ma non felice. Il sistema educativo si basa principalmente sui risultati, sulle performance degli studenti e non sugli obiettivi o sulle passioni degli alunni. Così facendo, misuriamo il nostro valore in base a risultati che rientrano in uno standard: in realtà, i “perché” sono più importanti dei “cosa”, e dovremmo puntare molto di più sui primi. Focalizzarsi sul perché decidiamo di fare una determinata scelta è molto meglio che chiedersi che cosa otterremo e cosa ne penseranno gli altri. Altrimenti, resteremo sempre fermi.

Il fallimento è motivo di vergogna

Siamo abituati al fatto che non si possono prendere brutti voti, non possiamo sbagliare, dobbiamo essere sempre preparati e al passo con il programma. Il che è giusto, ma mentre a scuola prendere un brutto voto è motivo di vergogna, nella vita è praticamente impossibile essere preparati a tutto e fallire insegna a fare meglio in futuro. Non significa dover recuperare un voto negativo per avere la sufficienza: significa avere un risultato negativo che però non influisce sul tutto, né ci rende meno “sufficienti”. Sbagliare è la base per migliorarci, è un risultato negativo in una lista di cose molto più lunga.


Ci abituiamo a dipendere troppo dall’autorità

Da piccoli ci rivolgiamo alla maestra, al professore, alla mamma, al papà… Quando cresciamo continuiamo  a dipendere da qualcuno per sapere cosa dobbiamo fare. Vacilliamo quando non c’è più il professore che ci dà un ordine da eseguire e ci troviamo a dover decidere di testa nostra nella piena responsabilità delle scelte. Avere qualcuno che ci dice cosa fare è più semplice, comodo: ma così facendo ci abituiamo fin troppo a non pensare con le nostre teste. Nessuno sa meglio di noi stessi cosa sia meglio per noi: abbandonare la paura di dipendere per forza da qualcuno è un passo importante verso la consapevolezza e la responsabilità.